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LEGA CALCIO

EDITORIALE | Lo Spirito di Squadra è la chiave del Successo

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Editoriale di Silvio Cirone


“La forza del lupo è il branco, e la forza del branco è il lupo” Rudyard Kipling (scrittore)

Partendo da questo assunto si può affermare che una squadra è fondamentalmente un gruppo, ovvero “un’insieme di individui che interagiscono fra loro influenzandosi reciprocamente e che condividono, più o meno consapevolmente, interessi, scopi, caratteristiche e, talvolta, comportamenti”.

Il lavoro di squadra è uno “sforzo di collaborazione tra i giocatori che vi appartengono per il raggiungimento di un traguardo comune”.

Senza il supporto dell’intero gruppo nessuna squadra potrà mai raggiungere mete importanti. La squadra vincente, infatti, è quella i cui componenti riconoscono che se uno di loro ha successo, è l’intera squadra a beneficiarne.

Nel calcio il benessere del gruppo riveste un’importanza notevole, così come la presenza di un allenatore che sappia capire, armonizzare condividere e meglio collegare sia il positivo che il negativo della stagione agonistica che sta vivendo la propria squadra.

Nel gruppo il singolo giocatore ha, comunque, dei ruoli determinanti e con il suo modo di essere, di pensare e agire, può irrobustirlo o disgregarlo.

Per arrivare a raggiungere il primo punto, è essenziale che l’allenatore riesca a far ricorso a tutte le sue risorse psicologiche, usando ogni suo mezzo a disposizione per sviluppare un forte spirito di squadra fra i suoi giocatori.

Egli deve saper incoraggiare il lavoro di gruppo e l’altruismo, portare ogni giocatore a “rinunciare” alla logica personale, all’egoismo, all’invidia e intervenire prontamente per smorzare sul nascere i possibili comportamenti negativi dei suoi.

Deve cioè saper lavorare efficacemente, in modo da consentire che nel gruppo si possano liberamente esprimere i talenti individuali, a beneficio di tutti e, di contro, far si che esista sempre una sana competizione tra i giocatori.

Tutto ciò deve essere conseguito senza il generarsi di assurde rivalità controproducenti (vedi l’invidia per il ruolo di titolare) che potrebbero rovinare la serenità dello spogliatoio e della conduzione della gara.

Nessuno deve mai, in alcun modo, sentirsi “escluso” dal gruppo.

La squadra vincente ha bisogno anche dell’apporto dell’ultimo “ragazzino” aggregato.

A volte però, può capitare che i rapporti interpersonali all’interno della squadra, per vari motivi inizino a deteriorare; per impedire che ciò possa avvenire, l’allenatore deve essere particolarmente bravo a saper comprendere il gruppo in tutti i suoi complessi aspetti, avvertire eventuali malumori al suo interno e quindi individuare quei piccoli “nuclei” che possono destabilizzare la serenità dello spogliatoio stesso.

Per riuscire a fare tutto questo l’allenatore ha necessità di comprendere se stesso sotto ogni aspetto.

Comprendere gli altri è possibile solo se si sa conoscere le proprie debolezze e i propri punti di forza.

 CONVOGLIARE NEL GRUPPO LE FORZE DEL SINGOLO

I giocatori che sono molto convinti delle proprie capacità tecniche, fisiche e mentali, quasi sempre sono anche certi di riuscire ad investire grande impegno e concentrazione nel gruppo.

La motivazione personale del giocatore è il punto di partenza per poter cercare di ottimizzare il rendimento del gruppo nel raggiungimento di un obiettivo comune.

Ed è qui che ancora una volta entra in scena la figura dell’allenatore, il quale deve saper analizzare singolarmente ogni giocatore per poter arrivare a quelle che sono le motivazioni generali del gruppo.

Ciascuno dei suoi componenti, infatti, ha un proprio stimolo personale che gli permette di dare il meglio di sé e il compito dell’allenatore è proprio quello di riunire e convogliare queste motivazioni nella squadra per ottenere il miglior risultato possibile.

L’allenatore deve sforzarsi di dare il massimo (in termini di attenzione, importanza e coinvolgimento) ad ogni singolo giocatore, indipendentemente dal fatto che ci siano atleti che scendono in campo più spesso di altri.

In cambio l’allenatore può pretendere che il giocatore contraccambi gli stimoli e le sollecitazioni che provengono dal tecnico, con un atteggiamento positivo idoneo a migliorare le proprie qualità.

LE RESPONSABILITA’ ALL’INTERNO DEL GRUPPO

Durante l’arco della stagione, il “gruppo” può arrivare a mutare la sua fisionomia per vari aspetti che possono essere originati dalla rottura dei rapporti interpersonali, dagli infortuni, dalle critiche esterne, dal cambiamento in corsa degli obiettivi.

Un allenatore attento deve riuscire, in ciascuna di queste circostanze, a mantenere sempre alta la concentrazione al suo interno affinché continui a regnare l’armonia e lo spirito di insieme, proteggendo lo stesso sempre e comunque.

Per arrivare a questo, è importante che l’allenatore sappia sviluppare necessariamente il senso del “noi”, una condizione “dell’essere” fondamentale, sia perché nasca un collettivo funzionante e vincente, sia per elogiare o criticare il gruppo.

Quando il tecnico riunisce il suo staff per fare il punto della situazione, con l’uso del “noi”, rafforza notevolmente lo spirito di collaborazione tra i suoi componenti, senza dover sempre apparire come l’antipatica figura autoritaria che sta al di là della barricata.

In caso di vittoria, anziché ad esempio dire: “avete fatto come vi ho detto io e abbiamo vinto” potrà e dovrà sostituire questa frase con: “ricordate che in campo siete andati voi e siete voi che avete vinto la partita, io vi ho soltanto impartito alcuni consigli e vi ho messo nella condizione di sfruttare meglio le vostre potenzialità, ma il merito principale è solo ed esclusivamente vostro”; con un simile atteggiamento di umiltà (ma non dimesso!) l’allenatore riuscirà sicuramente a farsi ben volere e a godere pienamente della stima del gruppo.

In caso di sconfitta, un allenatore che ha la forza di assumersi la responsabilità dei risultati della propria squadra non dovrà pensare: “abbiamo perso perchè non hanno fatto quello che avevo detto loro nello spogliatoio” ma bensì “abbiamo perso perchè non sono riuscito ad essere particolarmente convincente quando ho dato loro le istruzioni tattiche per la partita”.

GLI OBIETTIVI DEL GRUPPO

Il lavoro del gruppo può essere riunito in mete, credenze e norme. Le mete sono gli obiettivi comuni a cui si prefigge di arrivare il gruppo. Le credenze implicano la condivisione all’interno del gruppo di idee, opinioni e atteggiamenti. Le norme sono le regole di comportamento che vengono condivise all’interno del gruppo, che costituiscono un insieme di “leggi” della squadra.

Tutti i componenti della squadra devono aver ben chiaro gli obiettivi preposti dall’allenatore.

Senza obiettivi di lavoro ben definiti il gruppo non può avere successo.

Durante gli allenamenti, la squadra deve anche verificare costantemente il progresso che fa rispetto al raggiungimento degli obiettivi stabiliti.

LO SPIRITO DI GRUPPO

Le squadre che possiedono un forte spirito di gruppo, sono quelle che poi ottengono anche i maggiori successi!

Lo spirito di squadra é influenzato dalle seguenti variabili:

  • la fiducia della squadra : una caduta della fiducia può causare una diminuzione
  • dello spirito di squadra
  • il leader della squadra
  • l’abilità dell’allenatore

Un grande allenatore non fa muovere un giocatore secondo le proprie intenzioni, ma insegna ai giocatori a muoversi per conto loro.

L’ideale assoluto viene raggiunto nel momento in cui l’allenatore non ha più nulla da dire, perché i giocatori sanno già tutto quello che c’è da sapere.

Se non c’è accordo tra tutti, entra in gioco il capo: decide lui, perché non si può vivere nel conflitto.

In fin dei conti il calcio è bello perché è da sempre “materia molto controversa” ed a mio avviso anche abbastanza innaturale, nel senso che proprio il giocare con i piedi riveste un carattere di innaturalità nell’uomo , che è predisposto secondo natura all’uso delle mani, immaginate pensare con la testa…tenersi in equilibrio con il corpo, aiutarsi con le mani  e giocare con i piedi ….la magnificenza ed il contrasto sono proprio questi !!!

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