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MONDO ARBITRI | Luigi Sperandeo: “Dirigere una partita è la cosa più difficile”

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PESCARA – Luigi Sperandeo, classe 1957, da diverso tempo rappresenta un punto di riferimento del Settore Tecnico Arbitrale Abruzzese. Iniziata l’avventura nel Mondo UISP con fischietto in bocca e cartellini nel taschino, nelle ultime stagioni sta invece ricoprendo esclusivamente la carica di dirigente ed osservatore arbitrale, garantendo la sua competenza e la sua personalità all’intero Settore Tecnico. Qualità che sono apprezzate anche a livello nazionale, come testimoniato dalle numerose partecipazioni alle Rassegne Nazionali della UISP LEGA CALCIO PESCARA. Quest’oggi è il suo compleanno e abbiam deciso di regalarci un’intervista, non prima di fargli i più calorosi Auguri:

“Ti ringrazio per gli auguri e sono onorato che tu abbia pensato a me per un’intervista” – questa l’iniziale battuta di Luigi Sperandeo.

Attualmente ricopri il ruolo di dirigente ed osservatore del Settore Tecnico Arbitrale della UISP Abruzzo & Molise: quali i compiti di questa tua figura che lavora nell’ombra, spesse volte all’insaputa di molti giocatori?

“L’osservatore è una figura fondamentale per la crescita del settore tecnico arbitrale. Il suo compito è quello di osservare il collega arbitro in azione per poi avere, a fine gara, un colloquio costruttivo con lui, in modo da evidenziare gli aspetti positivi e negativi del suo comportamento in campo, così da favorirne il progresso tecnico”

Ogni settimana ci sono dirigenti e/o giocatori che si lamentano dell’operato di alcuni direttori di gara: si potrà mai mettere tutti d’accordo e quali sono gli strumenti che il Settore Tecnico Arbitrale mette in moto per “soddisfare” coloro che vestono maglia e calzoncini e corrono dietro ad un pallone?

“Mettere d’accordo tutte le componenti calcistiche è difficilissimo, basti vedere quello che succede settimanalmente in serie A, dove tutte le settimane vengono fuori lamentele, nonostante i vari provvedimenti presi per evitare errori e reclami. A livello amatoriale, in più, gli arbitri si trovano spesso a lavorare soli e raramente in terna, quindi l’errore è umano e normale. E’ a discrezione dell’arbitro la decisione, presa, ricordiamo, in pochi secondi, della volontarietà di un fallo, la concessione di un calcio di rigore, l’espulsione, ecc… Ad ogni decisione presa il direttore di gara avrà, quindi, in campo undici persone a favore e undici contro, perfino sui falli più evidenti”

Abbiamo più volte ripetuto che gli arbitri rappresentano a tutti gli effetti una squadra; una squadra che però dovrebbe operare in modo omogeneo, applicando in maniera uniforme il regolamento. Quant’è difficile provare ad uniformare il modo di dirigere le partite di un campionato di calcio?

“Noi siamo una squadra! Ogni settimana con la presenza sui campi degli osservatori e ogni mese con le riunioni tecniche si lavora insieme per uniformare e migliorare l’operato dei nostri colleghi arbitri. Da ex arbitro posso assicurarvi che dirigere una partita è la cosa più difficile e tanti neo arbitri alle prime difficoltà si scoraggiano e lasciano l’attività. L’anno scorso abbiamo formato 10 arbitri che si sono trovati subito a gestire partite difficili, come ad esempio gli over 40, e non situazioni più semplici, come può essere arbitrare dei ragazzi. La figura dell’osservatore diventa quindi fondamentale sia per garantire una buona conduzione della gara, sia per dare supporto e aiuto ai neo arbitri”

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Condizione atletica, conoscenza del regolamento e approccio più o meno aggressivo: questi i “capi di imputazione” più ricorrenti verso i fischietti da parte delle squadre. Secondo te sono critiche con qualche fondamento, oppure la cultura sportiva italiana porterà sempre a lamentarsi?

“Le critiche ben vengano se costruttive! Non ci si deve mai chiudere a riccio, ma essere aperti al dialogo e umili nell’ascoltare le altre opinioni. Per questo motivo spesso si tengono riunioni con i capitani e i dirigenti delle squadre, così da avere un confronto positivo e costruttivo. Sicuramente può capitare una giornata no sia per un calciatore che per un collega arbitro, ma ai fini di un giudizio complessivo bisogna comunque considerare l’operato nel suo complesso”

Cosa spinge una persona a fare l’arbitro e a divenire comunque un bersaglio mobile?

“Posso risponderti che è solo passione! E’ quella che ti fa fare sacrifici, lasciare la famiglia, fare i corsi, fare gli allenamenti, comprarsi l’abbigliamento sportivo, oltre a quello dato in dotazione dalla lega calcio, ecc… Sicuramente non c’è un motivo economico alla base di tutto. Questo significa essere arbitro: PASSIONE!”

Sei consapevole che anche questa tua intervista sarà oggetto di proteste?

“Certo che lo so! (risata, ndr) Forse avrò proteste, forse no… ma chiunque abbia vissuto nel mondo del calcio non può non apprezzare la figura fondamentale del direttore di gara e di tutti coloro che lo sostengono”

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