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POLITICA e SPORT | Valentina Vezzali e l’Importanza dello Sport di Base

La Sottosegretaria allo Sport: «Nel 1980, in I elementare, ero l’unica bambina che praticava sport. E la maestra sosteneva che mi facesse male»

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►ROMA – Dopo il Ministro Spadafora, il punto di riferimento dello Sport in Italia è Valentina Vezzali, nominata Sottosegretaria dal Governo Draghi.

Una sorta di salvataggio in calcio d’angolo da parte del nuovo esecutivo che, dopo aver “dimenticato” lo Sport, ha nominato una figura medagliata olimpica, di spicco e con un precedente nel Mondo della Politica (fu Mario Monti a coinvolgerla in Scelta Civica, poi naufragata, ndr).

La SuperLeague nel Mondo del Calcio (nata e forse morta nel giro di 48 ore) ha scosso l’opinione pubblica, facendo addirittura scendere in piazza le persone: sintomo evidente dell’importanza ricoperta dallo Sport, e nello specifico dal Calcio, nella quotidianità delle persone.

INTERVISTA

E’ il Corriere della Sera a tracciare un profilo dell’attuale situazione Sportiva, grazie ad un’intervista realizzata a Valentina Vezzali che mette in luce le grandi criticità della cultura italiana:

Prima domanda, Valentina Vezzali: le piace il progetto della Superlega?

«Io sognavo di vincere ai Giochi. Ce l’ho fatta e sono arrivati i guadagni. Ma i genitori mi avevano indirizzato alla scherma non per i successi ma perché crescessi in un ambiente sano. Oggi gli input sono sbagliati: conta il denaro, non il merito. Ma il denaro deve essere una conseguenza del valore».
Ore 9, la sottosegretaria con delega allo sport, tri-campionessa olimpica nel fioretto, ha già l’agenda fitta di impegni. Ma predomina l’ultima «grana», per risolvere la quale Lady Scherma auspica «un aiuto della politica, se i problemi non svaniranno, e un summit tra i responsabili europei dello sport». Comincia da qui una lunga chiacchierata, comprensiva di un’idea curiosa («Nelle scuole farei suonare l’inno di Mameli: i bambini non lo conoscono») e di un concetto generale: «Fare sport è imparare un modo di comportarsi».

Restiamo alla Superlega: qui i soldi prevalgono.

«Lo sport deve avere altre finalità. Sia i grandi sia i piccoli club possono offrire spettacolo. E sono le squadre minori che permettono ai giovani di sognare di diventare Cristiano Ronaldo».

Da parlamentare ha denunciato che l’Italia difetta di cultura sportiva.
«È un problema irrisolto, soprattutto nella scuola».

Un male atavico…
«Nel 1980, in I elementare, ero l’unica bambina che praticava sport. E la maestra sosteneva che mi facesse male».

LEGGI L’INTERVISTA COMPLETA

[FONTE: corriere.it]

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