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►ROMA – Perchè ha fatto l’arbitra? E perchè no? risponde la Pinna a Francesca Fialdini che la intervista. E’ stata una pioniera ed ha scritto una pagina di storia

La storia di Grazia Pinna, prima arbitra di calcio italiana, formata nell’Uisp, è stata ripresa da Rai Uno e presentata nel corso dello spazio pomeridiano “Da noi…a ruota libera”, condotto da Francesca Fialdini e curato in redazione da Antonella Spinelli.

“Perché ha fatto l’arbitra?”, domanda la conduttrice, “E perché no?”, risponde Grazia Pinna che febbraio del 1979, all’epoca 36enne vedova con due figli originaria della Sardegna ma toscana d’adozione, ha fatto l’esordio da arbitro in una partita di calcio Uisp: è la prima donna in Italia ad indossare la divisa, che all’epoca fu disegnata e realizzata da lei stessa.

Grazia ricorda con riconoscenza che fu proprio grazie ad un corso per arbitri l’Uisp che lei ricevette l’abilitazione, anche se poi “per scendere in campo, contò la spinta dell’opinione pubblica”. Infatti, a Firenze e non solo, si sparse la voce di questo primo fischietto rosa, fu intervista dalla nazione e poi dall’Ansa. Quando scese in campo la prima volta c’erano molti giornalisti. Tra i quali Bruno Tucci, all’epoca giornalista del Corriere della Sera, che scrisse un articolo non tenero con lei. Lo stesso Tucci è intervenuto nel corso della trasmissione ammettendo di essere stato un po’ duro in quel giudizio di quarant’anni fa. E’ intervenuta in diretta dalla sardegna anche la sorella gemella di Grazia, la signora Vittoria Pinna, che a causa della pandemia non può incontrare la sorella da circa due anni. Altra testimonianza è stata quella di Eugenio, amico di Grazia Pinna e  compagno di strada in azioni di solidarietà e cooperazione che Grazia promuove a sostegno del popolo Saharawi.

“Sono tifosa del Cagliari, ma anche della Fiorentina”: Grazia Pinna non perde il suo temperamento diretto neppure sotto i riflettori tv. Racconta di aver preso anche il brevetto da paracadutista. E di fronte ai pregiudizi e alle critiche che faceva? “Sono andata avanti ad arbitrare per quindici anni, come volontaria e sobbarcandomi anche la fatica delle trasferte. Mi piaceva e ci credevo”.

[FONTE: uisp.it]

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