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QUANTO CI MANCA? Cronache di Spogliatoio Racconta la Poesia del Calcio

La Poesia Calcistica che solo chi ama “Il Gioco” può capire…

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MILANO – “Nostalgia, Nostalgia Canaglia”, cantavano Albano e Romina a Sanremo nell’ormai lontano 1987.

Con il Festival dei Fiori ormai alle porte, diviene impossibile non menzionare un paragone canoro che, mai come di questi tempi, risulta calzante per descrivere lo stato d’animo di tutti i calciatori amatori e dilettanti sparsi lungo l’italico stivale.

Un Sentimento che viene centrato pienamente dalla lodevole Pagina FB “CRONACHE DI SPOGLIATOIO” che trascrive un racconto tanto assurdo, per chi non Pratica il “Gioco Più Bello del Mondo”, quanto incredibilmente familiare per chi, anno dopo anno, viveva la medesima routine che adesso riscuote il suo amaro tributo nostalgico nell’animo sconsolato di chi NON può più affrontare quelle peripezie, spesso detestate e mai amate come adesso:


Ma quanto ci manca?

Esco da lavoro, tardi, piove, mi girano i coglioni perché è stata un’altra giornata di merda. Scooter, macchina, traffico, semafori, al freddo, al buio.

Un passo a casa, a prendere il borsone al volo. Tante volte me lo preparo e porto dietro per non perdere tempo, ma stamattina ero in coma e mi sono riaddormentato dopo la sveglia. Fanculo.

Arrivo al campo, quasi tutti sono già pronti, cambiati, e alcuni cazzeggiano facendo il torello prima che il mister richiami all’ordine.

Poi mi accorgo di aver dimenticato i calzettoni e la maglia termica e mi tocca usare quella roba vecchia e ammuffita che c’è di là nel magazzino. Sarà lì da vent’anni, l’hanno usata due generazioni di giocatori sfigati come me, e grazie al cazzo: non può essere cotone quello, forse è un derivato dell’amianto.

Pazienza.

Scarpe? Belle secche da domenica, ma sì, anche perché se le pulisce soltanto quella checca del trequartista che non si sporca la maglia da quando aveva iniziato mangiare senza bavagliolo.

Il campo è bello duro, nella metà di là ci sono i soliti lastroni di ghiaccio. Ma chi cazzo me lo ha fatto fare?

Riscaldamento, navette, soliti esercizi di merda, palloni gonfiati a diciotto atmosfere da quell’incapace del custode. Tanto lui non li deve mica colpire di testa, no?

Partitella, chi perde mette un euro. È l’unico modo che esista per farci salire la carogna al mercoledì sera, il mister ha ragione. Quell’euro lì, come per magia, sembra valere un milione e quindi è un attimo e partono le prime scarpate, ovviamente da parte dei soliti scienziati che prendono la diffida dopo cinque giornate di campionato. Maledetti, almeno in allenamento potreste star buoni.

Alla fine vinciamo, vinco: eh certo, non perdo una partitella da chissà quanto. Se mi scegli, il destino è segnato.

Sbatto i tacchetti davanti alla porta dello spogliatoio. La mia testa e quelle dei miei compagni fumano come ciminiere. Un bicchierino di thé caldo: caldo per modo di dire, sarà a sessanta gradi. Dentro ci saranno due etti di zucchero e un po’ di rum: è il thé più buono che potrò mai bere nella mia vita. È troppo buono, dai, me ne faccio un altro bicchierino. Sembra che lo beva per la prima volta, invece scorrazzo su sto campaccio da quando ero un fuori quota. Eh niente, son vecchio decrepito… Che coglione.

Doccia calda, per primo. Mutande? Forse la prossima volta, per stasera vanno bene i jeans ghiacciati, così, comodissimi. Poi scappo che quell’altra mi aspetta, non vede l’ora che smetta. In realtà dico sempre che questo è l’ultimo anno, il ginocchio operato mi si gonfia non appena fa due gocce.

Sì, ma vaglielo a spiegare.

Prova a farglielo capire che vorrei giocare fino a che non mi sento più le gambe.

È inutile.

Nessuno mi capirà.

Poi arriva un bastardo che si chiama Covid, bel nome di merda. È giovanissimo, ha soltanto un anno, non parla, non si vede mai, non sai dove sia, eppure mi ha fregato, ci ha fregato.

Rivoglio la pioggia, rivoglio il traffico dopo il lavoro, le bestemmie ai semafori.

Rivoglio le scarpe col fango secco attaccato, rivoglio le scarpate, le partitelle a un euro.

Ma quanto mi manca

[FONTE: CRONACHE DI SPOGLIATOIO]

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