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Paolo Durante: “La “doppia velocità” che in economia e nel sociale ha sempre caratterizzato il nostro Belpaese”

Paolo Durante: “E’ stato meglio dare un segnale di ripresa, seppure confuso, che non darlo affatto”

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STUDIO NOTARILE FUSCO

#RIPARTIAMO: IL PUNTO DI PAOLO DURANTE


19 GIUGNO 2020 – Il Calcio è ripartito e in Abruzzo tutti, o quasi, stanno tornando a familiarizzare con l’erba e con il pallone di cuoio.

In una situazione densa di controsensi, abbiamo chiesto il parere ad una penna autorevole del giornalismo abruzzese: Paolo Durante.

Storico volto di Rete8, negli anni è stato parte integrante del Mondo UISP: dalla conduzione della Prima Trasmissione televisiva dedicata all’universo uispino (“UISPèSPORT”), al responsabile Editoriale di Qsport, settimanale in edicola nella stagione 2012-2013 con la bellezza di 8 Pagine dedicate al Nostro Mondo Sportivo.

Lo ringraziamo per la sua disponibilità e riportiamo di seguito il suo punto di vista:

Il servizio del tg 8 di Rete 8 per fare un po' di chiarezza ⚽️⚽️

Gepostet von New Dribbling am Sonntag, 14. Juni 2020

VIDEO – Il Servizio sulla riapertura dei Centri Sportivi d’Abruzzo


D – Dall’Ordinanza della Discordia, al 31 Luglio (fine stato di emergenza) come vero punto di svolta: sono stati fatti degli errori, oppure, nonostante l’eccezionalità della situazione, l’Abruzzo si è distinto positivamente rispetto alle altre regioni italiane?


“Per rispondere alla vostra domanda non vorrei scomodare presunte analisi sociologiche, tuttavia credo che ci troviamo di fronte alla solita “doppia velocità” che in economia e nel sociale ha sempre caratterizzato il nostro Belpaese – esordisce così Paolo Durante – Non mi spiego altrimenti perché il calcio professionistico italiano (e non solo) sia ripartito (tra l’altro credo unico sport di squadra al mondo), mentre gli altri hanno deciso di sospendere i campionati. La considerazione diventa, poi, convinzione della “doppia velocità”, quando a ripartire sono stati solo i professionisti; ai dilettanti, agli amatori e alla preziosa attività di base è stata negata questa possibilità. Si dirà: questione di soldi, mondi completamente diversi, senza contare le rigide disposizioni dei protocolli che prevedono tamponi, spazi adeguati per allenarsi e controlli continui. In parte è vero, ma tutto ciò non deve spaventare o paralizzare le attività. Se ci sono le possibilità di seguire alla lettera i protocolli bene, altrimenti ci sono le famose autocertificazioni. Se sono valide per entrare in un luogo che la richiede, sono valide anche per allenarsi o per giocare. E ancora. Se oggi il giocatore professionista si sottopone al test, siamo sicuri che il giorno dopo o due giorni dopo, non possa essere positivo al virus? Ergo, si ritorna alla “doppia velocità” che fa comodo perché evita di assumersi responsabilità precise.
Chi ha visto la Coppa Italia di serie A si è anche reso conto che in panchina tutti indossavano la mascherina e tutti stavano alla giusta distanza. In campo, invece, e quando c’era un qualsiasi momento di gioa, tutti vicini ad abbracciarsi e a gridarsi face to face, goccioline di felicità.
Prima di chiudere, vorrei dire qualcosa anche sulla famigerata ordinanza regionale n 72. Mi rendo conto che chi ha scritto alcuni improbabili passaggi, non aveva l’intenzione di scatenare facile ironia. Tuttavia, sarebbe stato meglio non avventurarsi in limitazioni che, professionismo o no, costituiscono il sale del calcio (come si fa ad evitare un contrasto o una scivolata?). Al tempo stesso, però, sono cosciente che è stato meglio dare un segnale di ripresa, seppure confuso, che non darlo affatto”

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