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COPPA ABRUZZO

COPPA ABRUZZO 18 | G.Innamorati (UtopiaPub): “Mi avete fatto tornare la speranza…”

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La sua squadra è stata eliminata ai Quarti di Finale della Coppa Abruzzo, ma la guida tecnica dell’Utopia Pub vuole ringraziare



PESCARA – L’Avventura “Europea” dell’Utopia Pub è terminata ieri nel tardo pomeriggio a domicilio del Caput Catrorum (LEGGI ARTICOLO), ma la guida tecnica Gianluca Innamorati desidera divulgare il suo messaggio di ringraziamento ai ragazzi che, in corso d’opera (subentrato in Autunno, ndr) lo hanno seguito per tutta la stagione 2017-2018.

Questa la sua lettera per toccare le corde giuste dei suoi calciatori:

“Ci sono delle cose che nessuno ti dice quando inizi ad allenare , delle cose che invece si dovrebbero sapere prima di buttarsi in questo mondo pazzesco.
Per esempio, diciotto anni fa, nessuno mi ha detto che nel calcio è la squadra che conta e non il singolo. Ed io, piccolo presuntuoso abituato a rimirarmi allo specchio nel mio ego, ci ho messo un po’ a capire che se dovevo essere parte di una squadra dovevo imparare a mettermi al servizio degli altri.
Nessuno mi ha detto che ci vuole fatica, impegno e costanza. Che non basta avere talento o essere più preparati della media se si vuole allenare. Che a volte entrare in campo quando fuori è già buio è pesante, che la testa fa male un po’ a caso, quando vuole lei.
Nessuno mi ha detto che ci sono casi in cui ci si può trovare un altra famiglia, che ci sono occasioni in cui le persone che incontriamo nel nostro cammino diventano parte di noi e avrei voluto essere preparato a questo, perché quando certe amicizie si trasformano in legami ancora più profondi si resta sbigottiti e ci si chiede: “ma com’è possibile?”.
Nessuno mi ha mai detto che arriva un certo punto in cui si vuole mollare, in cui non ci sono più gli stimoli o la voglia per andare avanti e che il nostro cuore si svuota, nello stesso modo in cui si era riempito per anni ogni volta che si metteva piede in campo.
Non me l’ha detto nessuno che cambiare Squadra, Presidente, Campo è un po’ come cambiare città, un po’ come traslocare.
Nessuno ha mai avuto il buonsenso di dirmi che allenando mi sarei trovato faccia a faccia con i miei limiti, che ci avrei sbattuto il muso contro e che a volte avrei dovuto arrendermi al fatto che certe cose non le potevo proprio fare.
E nessuno, ma proprio nessuno, mi ha mai informato del fatto che a volte va bene anche così, va bene non essere il migliore, va bene sbagliare, va bene cadere e va bene non sentirsi all’altezza di tutte le situazioni. Va bene perfino perdere, ogni tanto, pensate un po’!
Nessuno mi ha mai detto che il Calcio entra sotto la pelle delle persone, che per il Calcio mi sarei addormentato alle tre di notte (proprio io che devo alzarmi alle 5 del mattino!), che avrei avuto le lacrime agli occhi dopo una partita vinta , dopo una medaglia conquistata o dopo un fallimento.
Non mi è mai stato rivelato che allenare a volte comporta dei rischi, che per una propria idea si può stare fermi per mesi, che a volte le idee non vanno più a posto, che le gambe fanno male anche quando non sei tu ad aver giocato.
Nessuno, lo giuro, mi ha spiegato che ci vuole coraggio e grinta per rialzarsi dopo le cadute, che a volte ripartire sembra impossibile e che ci sono giorni in cui si vuole buttare il cronometro nell’armadio e non tirarlo fuori più.
E poi non mi avevano avvisato del fatto che prima o poi tutto questo finirà: magari mi sentirò troppo stanco o troppo poco motivato o troppo buono e saluterò i campi, le docce, la panchina e mi limiterò a sedermi sul divano a guardare gli altri allenare. E lo so già che in quei momenti mi si stringerà la gola, perché su quel campo io ci ho messo me stesso, per tantissimi anni.
E nessuno mi ha detto, ma questo l’ho capito da solo, che niente è finito per sempre, che se ci sono treni che passano una volta sola si può sempre prendere l’aereo o la macchina o il traghetto per andare dove vogliamo andare, e che si può ricominciare ad ogni età, ogni giorno.
Nessuno mi ha mai mai mai detto che mi sarei divertito così tanto. Nessuno mi ha mai spiegato l’adrenalina, l’energia, le risate, la gioia che si sprigionano ogni volta che si mette piede in campo .
La verità è che forse certe cose è meglio non spiegarle per nulla. Certe sensazioni, certe situazioni si devono solo vivere e conservare, senza sapere in anticipo cosa succederà una volta consegnata la prima distinta.Perché in fondo è sempre meglio imparare che sapere,
è sempre meglio allenarsi a fare che saper fare.
Forse il calcio e tutto questo , forse e il ripetersi di un film dove puoi cambiare attori , scenografia ,lottare per un bel finale che lo trasformi in glorioso, appassionante o meravigliosamente poetico al di la delle vittorie e delle sconfitte , al di la dei sorrisi e delle lacrime , ma di certo il calcio è parte della mia vita , della nostra vita ………. tutto qui.
Oggi più che mai dove sono entrato da ospite e mi sento a casa sento il dovere di rivisitare questa lettera di una pallavolista che leggendo per caso tempo fa mi ha fatto rendere conto di tante cose .
La passione , la voglia di migliorarsi sempre va di pari passo col il sentirsi a casa. Con voi mi sento a casa dopo un lungo viaggio .Grazie a tutti voi uno ad uno, grazie a te Lucio e grazie a te Errico che mi avete fatto tornare la speranza che il calcio , il mio modo di vedere il calcio non è finito .Grazie”


 

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