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UISP Arezzo | Ciccio Graziani: “E’ assurdo. Fateci riaprire”

FUCINI (Resp.Calcio UISP Arezzo): “Il giocare a calcetto al parco comporta che il singolo si assume la responsabilità, in una struttura invece è la società, la squadra che se ne deve fare carico”

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AREZZO – I lucchetti delle porte da calcetto avrebbero dovuto aprirsi il 25 di giugno.

Dai campi “Occhi Verdi” allo Snoopy fino al Blue Team, Tutto era pronto per ospitare gruppi di amici in astinenza di pallone dal febbraio scorso. Niente da fare. Il Comitato Tecnico scientifico ha bloccato la ripresa salvo tre Governatori (Sicilia, Abruzzo e Puglia) dare l’ok alle partitelle ma “senza contrasti”. Che più o meno è come dire di urlare piano.

“Eravamo pronti a mettere gel per le mani – dice Susanna, la moglie di Ciccio Graziani della struttura “Occhi Verdi” – Gli spogliatoi sanificati e imbiancati. Due porte: una di ingresso e una di uscita. E adesso? Niente. Tutto rinviato a quando?”.

Manca una data della ripresa dell’attività. In tutte le strutture i campi erano già prenotati per tempo. I ragazzi dello Snoopy dicono: “Dalle 19 fino alle 22 non c’era un posto libero”. Anche al Blue Team stessa situazione. Nella struttura di via Gregorio X oltre al calcetto ci sono anche i campi di beach volley. Tutto fermo. “E noi di questo lavoro ci si campa”, dicono al Blue Team e anche da Ciccio Graziani.

Il campione del mondo di Spagna ‘82, lancia anche una proposta: “Facciamo gli ingressi scaglionati. Magari ci dicano che dobbiamo prendere meno squadre, che ci sia più intervallo tra una partita e l’altra, però ci dicano qualcosa. Non esistono solo bar, ristoranti e movida. Anche le strutture calcistiche hanno diritto di vivere e soprattutto di sapere quando possiamo ripartire”.

L’anomalia sta anche nel fatto che al parco sono permesse le partite di calcio, mentre in una struttura calcistica no.

“Dipende dai protocolli – spiega Giorgio Fucini, responsabile calcio Uisp – Il giocare a calcetto al parco comporta che il singolo si assume la responsabilità, in una struttura invece è la società, la squadra che se ne deve fare carico. In serie A può andare bene, ma negli amatori? E quindi resta la regola di dovere rispettare il distanziamento sociale. Ma ciò comporta che tutte le nostre strutture che hanno i campi e che vivono di questo, da quattro mesi non lavorano più e non sappiamo fino fino a quando sarà così”. Il bacino Uisp, così come quello della Opes, riforniva di tantissime squadre tutte i circoli sportivi. “Purtroppo ci dobbiamo continuare a fermare”, dice ancora Fucini. “Ma non sappiamo fino a quando”, dicono i titolari delle strutture che continuano a pagare le bollette. “Perché anche se ci possono essere le sospensioni di pagamenti fino a settembre, poi devono essere per forza saldati”. Per non parlare della ristorazione che c’è in quasi tutte le strutture sportive. “Le squadre che vengono a giocare poi si fermano da noi a mangiare una pizza. E’ chiaro che tutto ora è rallentato. Bisogna ripartire. Perché in altre regioni hanno detto sì e da noi che i contagi sono al minimo, se non allo zero, perché non possiamo riprendere a giocare a pallone?”.

[fonte: corrierediarezzo.it]

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